il tasso d'interesse è molto semplicemente la percentuale della somma iniziale che il prestatore di denaro (creditore) ottiene da chi ha ricevuto il denaro (debitore) al momento della restituzione. Si dice a volte che è il costo del denaro, e in effetti è il 'prezzo' che chi ottiene denaro in prestito deve pagare per avere quella disponibilità che altrimenti non potrebbe avere; dall'altra parte, è per chi presta il denaro una rendita aggiuntiva derivante dal fatto che non ha potuto disporre del suo capitale e quindi farlo fruttare o impiegarlo in qualsiasi modo (il t. di interesse copre cioè il 'costo-opportunità' del prestatore).
Esempio pratico: se A presta a B 1000 euro al tasso del 3%, dopo un anno (il tasso in genere si intende annuo, se non specificato altrimenti) B restituirà ad A 1030 euro, cioè 1000 + il 3% di 1000, che è 30.
Questo, proprio a livello di definizione. In schemi come l'IS-LM, che esprimono un modello teorico ed ideale di come una economia di mercato dovrebbe funzionare, il tasso d'interesse è un valore che serve a determinare alcune relazioni matematiche e teoriche sul grafico cartesiano, e ci serve a capire che data la struttura del grafico, un abbassamento di IS, che esprime la domanda di investimenti e di capitali (risparmio) di una economia, determina un abbassamento del tasso d'interesse, cioè il denaro costa di meno perchè i capitali sono lì, ma non se li prende nessuno; viceversa se tutti vogliono i capitali (espansione di IS: più domanda di investimenti) è facile che aumentino i tassi di interesse. Tutto ciò, se non si muove LM, che esprime invece la politica monetaria di una economia: in soldoni, la quantità di moneta che c'è. Se c'è una espansione di LM, i tassi d'interesse si abbasseranno perchè ci sono più soldi e quindi il loro prezzo diminuisce; viceversa se c'è una restrizione. Nel concreto, la banca centrale emette moneta o ne ritira (ad esempio emettendo obbligazioni, o con altri strumenti); da notare che all'azione diretta su LM della banca centrale se ne aggiunge una inversa, sempre determinante la politica monetaria: appunto, operare non sulla moneta direttamente ma sui tassi d'interesse di riferimento, cioè la banca centrale 'indica' all'economia il tasso d'interesse 'medio' diciamo, e regola su questo il pagamento delle sue obbligazioni, e il prestito alle grandi banche; così, per la struttura piramdiale del credito, il tasso d'interesse si dovrebbe alzare o abbassare nell'economia intera, con conseguenze sulla facilità di ottenere o meno capitali e quindi sull'offerta di moneta (su LM stessa).
Con il modello IS LM si possono vedere le varie interazioni degli eventi macroeconomici, e analizzarne gli effetti congiunti sull'economia e prevederne quelli futuri: ad esempio, una politica fiscale espansiva (meno tasse) determinerà un espansione di IS, quindi tassi più alti; ma un contemporaneo annuncio della BCE di un taglio ai tassi determinerà una espansione anche di LM, dando così origine a un nuovo equilibrio di IS LM con una crescita netta del PIL (il nuovo equilibrio è più a 'destra', e comunque anche logicamente: ci sono più soldi che girano e più investimenti, più crescita!); tuttavia, una grave crisi bancaria e finanziaria riduce drasticamente LM, spiazzando IS: i tassi si impennano, perchè nessuno vuole più prestare soldi essendo tutti all'improvviso pieni di debiti, e questa situazione si trasmette ad IS facendo ridurre il PIL.
Per tornare al discorso sul tasso d'interesse, quello macroeconomico è più un valore 'indice', un valore 'ideale' o una 'tendenza', piuttosto che il ben più concreto tasso d'interesse della microeconomia o di un bilancio, o del mutuo; un valore percentuale che si riferisce, come detto, ad un anno, e che esprime comunque più la facilità o meno di ottenere prestiti più che un valore preciso e puntuale.
Poi sì c'è il discorso del tasso reale e nominale, come del resto tutti i valori macro: espressi cioè al netto dell'inflazione o in valori inflazionati, cioè senza togliere l'inflazione subita dalla valuta in cui sono espressi o alla quale si riferiscono. Interessante è che in caso di una alta inflazione (o di tassi molto bassi, o meglio entrambe) il tasso d'interesse reale può diventare negativo (essendo la differenza tra tasso di int. nominale e tasso d' inflazione (ad esempio il dollaro ha come tasso di interesse l'1% e l'euro il 2%, ma se l'inflazione del dollaro è 2% e quella europea 4% conviene prendere prestito in euro anche se al 2%, perchè quando diamo indietro i soldi che abbiamo preso diamo sì il 2%, ma in valore assoluto è una somma inferiore all'1% in dollari perchè l'euro si è svalutato di più: precisamente, avremmo preso a prestito al tasso reale del -2%, cioè stiamo restituendo, considerando l'inflazione, meno in termini relativi (ad esempio al potere di acquisto con quella somma) rispetto a quello che abbiamo preso.)