Parte prima - Premessa
L'errore comune è pensare ad un nuovo sistema economico basando il ragionamento su basi economiche, quando la base è anzitutto psicolocica, sociale, culturale. E' un principio che tu hai espresso bene con l'espressione pensare con il CUORE.
Il fatto è che non ha torto chi sostiene che il capitalismo sia il miglior sistema possibile (l'ho scritto anche io in un post, avvertendo ogni rigo come una staffilata), più precisamente è _il miglior sistema possibile per il livello culturale e umano della nostra società_ e i piu' pessimisti arrivano a dire per l'uomo, per come è la sua natura, e non è detto che abbiano torto: esiste un motore piu' affidabile dell'egoismo? Aggiungo che il sistema capitalista è certamente migliorabile e molto, basti vedere come viene declinato nei paesi scandinavi ad esempio, ma ovviamente capitalismo rimane, con tutti i suoi difetti. Il principale difetto non è di ordine pratico (tu parli di potere d'acquisto al ribasso, di inflazione) ma culturale, di anima.
Chi è contrario alla pena di morte spesso dice: non funziona, le statistiche affermano che i crimini aumentano. Ma chi fosse DAVVERO contrario lo sarebbe anche se uccidere portasse a qualcosa, se gli omicidi diminuissero, perchè il punto è l'uccidere in sè, il pezzettino di anima (e di CUORE) che bruci, non le conseguenze statistiche. Rapportato al sistema capitalistico, anche se si risolvessero tutti i problemi collegati al potere d'acquisto, all'inflazione, ad un reddito minimo garantito e assicurato, ciò non cambierebbe la sua natura.
E' IMPOSSIBILE aiutare popoli in difficoltà col criterio economico. Esistono miliardi di persone che vivono con meno di un dollaro al giorno, per aiutarli non sarebbe sufficiente destinar loro l'intero prodotto interno lordo (togliendo le spese primarie non contraibili) di Stati Uniti ed Europa, aggiungendovi l'intero capitale espropriato ai ricchi della terra. La dimostrazione è presto fatta, vogliamo portare il reddito minimo a 10 dollari al giorno? Ok, ogni giorno occorre trovare sul mercato 10miliardi di dollari per ogni miliardo di bisognosi,fanno circa 4.000 miliardi l'anno per ogni miliardo di poveri,che sono in crescita costante; per darti l'idea una manovra finanziaria che superi i 20 miliardi vien considerata 'lacrime e sangue', il debito pubblico italiano contratto in decenni di sperperi, e che probabilmente ci porteremo dietro fino alla fine dei tempi ammonta a circa 1.600 miliardi, i ricconi della terra, quelli che (buonisticamente) si dice potrebbero da soli sfamare chissà quanti pianeti pieni di disperati hanno una frazione del necessario; il Berlusca non arriva a 30 miliardi.
Gli economisti a questo punto dicono che certo, l'aiuto può essere limitato, che la soluzione sarebbe quella che quei paesi trovassero al loro interno gli strumenti per un bellissimo boom economico, indicando sornioni la Cina, e altri paesi con PIL > 5% annuo. In questo modo mandando a benedire (di fatto) qualunque principio solidaristico. Al limite ci può stare un piano Marshall, se il ritorno per l'offerente è garantito, al limite gli altri possono raccogliere il nostro sistema, ereditandone i difetti, altrimenti crepano ed è giusto così, di più non si può fare.
La mostruosità che i fan-capitalisti (quelli acritici, non quelli rassegnati) fan finta di non vedere è rappresentata in modo plastico dall'evidenza che il latte lo produce la mucca e il grano la terra, e che l'affermazione “se non hai un dollaro non avrai né latte né grano, piuttosto verso nelle fogne il latte e lascio marcire il grano” (modalità ortodossa, altrimenti si rischiano conseguenze negative nel mercato dei latticini e cereali) è pura follia infernale. Ci fosse una goccia di petrolio in Darfur un oleodotto la assorbirebbe, se lì muoiono di sete si arrangino (o trovino i soldi per la bolletta dell'acqua). Possibile che anche oggi, dove un macchinario installato su una nave da crociera (l'ultima della royal caribbean) riesce a produrre milioni di litri d'acqua potabile direttamente dall'oceano per le esigenze dei turisti, si parli ancora di problema idrico, di sete nel mondo, di “se non hai i soldi muori?”.
Concettualmente il sistema migliore possibile è il sistema-villaggio, il sistema-kibbutz, quello in cui c'è chi si dedica alla “creazione” del cibo per i bisogni della collettività, e in cui ognuno dia il suo contributo seguendo i talenti che la natura gli ha dato. Un sistema di questo tipo (sempre concettualmente) risolverebbe infiniti altri limiti del capitalismo, ad esempio quello di dover stanziare somme per un'opera pubblica. Cos'è una ferrovia se non lavoro umano + materie prime (ricavate da altro lavoro umano)? Concettualmente non c'è nulla per cui un sistema _senza denaro_ , su base umana, non possa funzionare, ed essere anzi migliore e più efficiente di uno su base capitalistica.
C'è solo un dettaglio, che non funziona.
Tutti i sistemi collettivistici sono falliti miseramente.
Perchè? Perchè (rimanendo sull'esempio delle opere pubbliche) in un sistema che ha necessità di reperire un tot di 'denaro' queste opere vengono edificate, mentre in quello che non ha questo limite, in cui è sufficiente lavoro e materie prime?
1- Incentivo al lavoro
Se ne stanno accorgendo oggi a Cuba, dove il litro di latte ce lo hanno tutti, ma il resto è uno sfacelo: se tutti i lavoratori hanno gli stessi diritti, che si impegnino o meno, che restino a casa o si facciano il **** (seguendo il sacrosanto principio che tutti hanno diritto al cibo e a ciò che si produce, senza creare alcuna restrizione, in quanto tutti azionisti a pari grado dello stato) allora non conviene andare al lavoro, non conviene specializzarsi, è ciò che si osserva in molte realtà pubbliche di cui sono testimone ogni giorno. Il sistema collettivistico funzioneREBBE se tutti avessero il senso della collettività, un po' come si osserva nelle formiche (dove funziona tutto a meraviglia), o nelle api, ma non nell'uomo; l'uomo è un animale individualista.
2- Proprietà dei mezzi di produzione (e altri)
In un sistema collettivistico tutti i mezzi non possono che appartenere allo Stato, e anche se ciò può far sussultare qualcuno, questo fatto sarebbe (concettualmente) straordinario. Ognuno di noi sarebbe lo stato, non esiste un padrone, la proprietà privata non avrebbe senso perchè tutto ci apparterrebbe, ogni cosa, in parti uguali (e se non fosse per il punto 1, ognuno avrebbe la macchina, il computer, una casa e ogni altra cosa, unico limite l'esaurimento delle risorse). Ma:
- la storia ha dimostrato che il modo peggiore per gestire un campo di grano è collettivizzarlo e 'usare' un contadino per seminare una terra che non considera propria
- e poi, come esposto nel geniale racconto “La fattoria degli animali”, non esiste una coscienza pubblica, necessariamente qualcuno si dovrebbe specializzare in “politica e gestione”, e che questi, inevitabilmente, diventerebbero più uguali degli altri. E presto i cittadini perderanno il ruolo di azionisti, e in un sistema di questo tipo anche i mezzi di informazione appartengono allo stato...
Per questo appartengo alla categoria dei capitalisti-rassegnati, vedendo la storia dagli albori ad oggi come mia storia personale, posso dire di aver provato ogni sistema possibile e immaginabile, e alla fine, rassegnato, accetto il presente come il peggiore, ma dopo tutti gli altri.
Per rispondere compiutamente alla tua domanda: qual'è il sistema che ritengo ideale, e cosa farei io avessi la possibilità di essere nella stanza dei bottoni.
Non possono che essere intese come due domande differenti.
Il sistema ideale E' un sistema collettivistico, modello formicaio (nell'accezione positiva), nel quale ognuno dia il suo contributo, e in cui tutto sia diviso con criterio egualitario. E in cui l'uomo non sia l'uomo come lo conosciamo, ma una razza identica all'attuale se non per un senso smisurato del bene comune. E' quello che farei? No, fallirebbe subito, e per i motivi descritti sopra.
Cosa farei quindi. Impiegherei gli strumenti propri del capitalismo per fargli fare ciò che ritengo giusto. Il capitalismo è una cosa completamente amorale (non immorale, attenzione), e questo può fargli assumere le sembianza di un mostro, ma anche quello di Santa Maria Goretti, se ci limitiamo ad osservare le azioni, non gli scopi.
Faccio un esempio, il sistema produttivo non può non discriminare la donna, in quanto (teoricamente) portata a produrre di meno causa gravidanza, quindi la funzione amorale “scegli_capitale_umano” toglierà un punteggio X ad una donna dove X è il rischio maternità. Lo stato (riconoscendo il sacrosanto diritto di una donna ad aver figli e a lavorare) dovrà trovare questo valore e appianarlo con un incentivo Y di pari importo. Essendo il sistema amorale, non immorale, se Y fosse troppo grande il mercato comincerà addirittura a “discriminare” gli uomini preferendovi le donne. E questo concetto può essere applicato per appianare ogni tipo di discriminazione umana e sociale. Facendo i giusti correttivi parlando la lingua del mercato e del denaro, si può arrivare alla possibilità teorica di avere società dedite a destinare buona parte degli utili a finalità sociali (se lo sgravio fiscale relativo rende la cosa conveniente), ad eliminare ogni forma di discriminazione, a dare speranza e valore a persone affette da handicap, a dedicarsi anima e corpo al benessere dei lavoratori (se la rilevazione del loro benessere fosse considerato in sede di pagamento delle tasse) e così via. In fondo contano le azioni, non le motivazioni, certo resta il problema etico (per me importante) di un sistema che tranquillamente